Quanto guadagna un notaio
La professione del notaio è senza dubbio una delle più ambite per le soddisfazioni professionali ed economiche che garantisce. La figura del notaio come la conosciamo in Italia, esiste solo in alcuni paesi nel mondo, soprattutto europei, mentre è completamente sconosciuta alle nazioni di tradizione anglosassone, dove alcuni servizi vengono svolti dallo stato. Per diventare notaio, nel nostro paese, è necessario un percorso di studio davvero lungo e faticoso. La laurea in Giurisprudenza è solo il primo passo del cammino professionale necessario. La tappa successiva è il praticantato in uno studio notarile, attività che dovrà avere una durata di un anno e mezzo. Passati i diciotto mesi sarà necessario partecipare ad un concorso notarile composto da due distinte prove: un esame scritto ed una prova orale.
Le prove teorico-pratiche prevedono, tra le altre cose, anche di redigere un vero e proprio atto notarile. Il tutto avviene nel corso di un esame la cui durata è di sole sette ore, una in meno rispetto all’esame di avvocatura ed il concorso per magistrato. Essere preparati, ma anche veloci nello scrivere è, quindi, di fondamentale importanza per affrontare questo concorso. Ma una selezione avviene, in maniera del tutto naturale, già durante il periodo di preparazione e di studio per le prove necessarie. Non tutti possono permettersi le ingenti spese per l’acquisto di libri ed eventuali corsi come anche il tempo indispensabile per lo studio (circa tre anni) può rappresentare un ostacolo molto difficile da superare. Insomma per diventare notaio è indispensabile impegno, pazienza e dispendio di risorse economiche. Il numero di notai, in una determinata area geografica, è inoltre stabilito dal Ministero di Giustizia che con un’apposita tabella provvede che il servizio sia garantito in maniera efficiente su tutto il territorio nazionale con la presenza di un notaio ogni 7mila abitanti.
Ma le soddisfazioni economiche per chi riesce a superare questo vero e proprio percorso ad ostacoli non tarderanno ad arrivare. Da sempre l’immagine dei notai è associata a quella di corposi guadagni e ad un altissimo tenore di vita. Una figura di sicuro spessore anche se, essendo un libero professionista, ha introiti che sono strettamente legati alla clientela ed alla necessità della sua figura. Insomma una retribuzione che è variabile e che risponde a numerosi fattori. Quindi se pensate che i notai non soffrano della crisi economica vi sbagliate di grosso. Il calo della compravendita delle case dall’inizio della crisi ad oggi ha notevolmente ridotto i ricavi. Se il reddito medio di un notaio nel 2006 ammontava a 400mila euro, i contraccolpi della congiuntura sfavorevole hanno ridotto gli introiti di quasi la metà, con una media che oggi è sui 250mila euro, anche se i notai con molta esperienza possono raggiungere ancora un reddito medio di 600mila euro.
Una situazione che ha colpito anche i dipendenti degli studi notarili che oggi sono 70mila unità. La diminuzione graduale delle entrate dei notai che si è registrata nel corso di questi anni, è stata accentuata dalle liberalizzazioni del Governo Monti con la cancellazione delle tariffe fisse e prima del Decreto Bersani. Ma le cattive notizie potrebbero non finire qui. Si chiama “Decreto sulle Liberalizzazioni” ed è il provvedimento con il quale l’esecutivo di Matteo Renzi ha deciso di allargare la competenza della vendita di immobili da valore catastale inferiore ai 100mila euro, anche agli avvocati. Una scrittura privata sarà quindi sufficiente per immobili quali i garage, terreni come anche per le cessioni di quota delle piccole società. Ma la categoria ha già auspicato radicali modifiche e la situazione, ad oggi, è ancora in evoluzione. Nonostante i vari decreti, le liberalizzazioni e la crisi questa professione ad oggi è una delle più ambite e, nonostante tutto, anche una di quelle maggiormente retribuite.
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